venerdì 24 settembre 2010

Don’t trust anybody

Solo ora capisco perché poeti, cantanti, scrittori, artisti in generale raggiungono l'apice creativo delle loro produzioni in momenti di 'grossa crisi', lasciatemela chiamare così. Se sei contento o felice - beato te e dimmi dov'è il libretto delle istruzioni - vivi la tua vita, ti godi le gioie che ti da e non ti fermi a pensare perché tutto è bello, stupendo e meraviglioso. Se sei giù di morale, triste, malinconico, deluso, insofferente, incazzato e non stai bene, allora sí, Ti fermi, fai un passo indietro, o due, o ti rimetti all’inizio della strada, ti siedi o si lasci cadere, ti stendi a terra, la testa sul marciapiede, le braccia aperte e le gambe anche, la testa in su, chiudi gli occhi e ti vien da piangere.
E piangi. Le lacrime sono correnti salate fatte di ansia, paura, impotenza, aspettative negate, e scorrono giù nella testa, le senti entrare tra i capelli - toc, toc, posso? - inizi a singhiozzare, ti manca il respiro, ti scende il mocciolo nel cervello mentre tiri sú, ma non riesci a smettere, e gi`con lacrime e singhiozzi, resti lí disteso, qualcuno si affaccia, nessuno ti tocca, nessuno che viene a raccoglierti da terra, ti passano affianco, sbirciano, il pù insolente ti scavalca, ti ride addosso, il compare se la ride, ah ah ah, ti fa l’occhiolino e ti sputa sul collo. Bisogna sempre avere un pacchetto di fazzoletti in borsa, dicono. Hanno ragione.
La gente si sparpaglia, ormai non sei più un oggetto morboso, la loro vista si è abituata alla tua presenza, al tuo corpo lacrimevole.
Ti coglie di sorpresa quel braccio. Lo vedi allungarsi verso di te, il palmo della mano aperto, le dita lueghe e bitorsolute. Tu non fai una mossa. Ne hai visti tante di braccia avvicinarsi per poi ritraersi. Ormai vuoi solo disperarti piangere. Frega un cazzo. Non vuoi più nessuno che ti compianga, ti basti da solo. Sei patetico. Ma guardati, pieno di lacrime di piombo che ti attraggono al cemento. Non t’importa, ormai hai creato il tuo spazio, l’hai picchettato, c’hai pisciato tutt’attorno, non si può più uscire. Né entrare. Non lasciar entrare nessuno. Non lasciar che nessuno allunghi il suo braccio. Non fidarti né affidarti. Ci sei solo tu, e quello che non sei piú.
A questo punto nel tuo eremo, solo come un cane, salta fuori la parte umana del desiderio di comunicare e condividere questo stato di frustrazione cosmica che hai dentro e fuori, ma non c’è un cane a cui parlare. Non capirebbero, tirerebbero via il braccio, son tutti idioti, figurati se racconto i cazzi miei a quelli lá. É cosí che compri un diario, un cuaderno, apri un blog, e ci schiaffi tutta la tua merda. A volte ne escono fuori dei capolavori, altre delle cagate immense come questa.
Mi han detto che se scrivo pornografia, sesso e calcio aumento i visitatori del blog.
Facciamo una prova.

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