domenica 26 ottobre 2008

Le mie parole

Via wordle.net

martedì 7 ottobre 2008

Metro de Madrid, incontra.

La stazione del metro di Avenida de America è un via vai scombinato di persone impazienti. Per guadagnare quel mezzo minuto di tempo perso a cercare le chiavi di casa o il calzino sotto al letto o la maledetta lente a contatto caduta per terra, cercano il più piccolo spazio tra te e la parete del corridoio sotterraneo, cercando di scivolarci dentro, senza pensare che il volume dei loro corpi è più grande e che finiscono per spingerti o colpendoti con i loro gomiti o mani penzolanti.
La linea 4 in Avenida de America alle 9 del mattino è tutto questo moltiplicato per dieci. All’arrivo del treno le nevrosi della gente vengono fuori con prepotenza, velate dalla scusa dell’orario di lavoro che non è flessibile - arrivo tardi, non posso perdere anche questo, devo salire per forza – tu ti trovi davanti alla persona che ha appena espresso mentalmente questo desiderio e all’aprirsi delle porte vieni catapultato letteralmente e fisicamente all’interno del vagone, spinto dall’energica volontà della testa pensante dietro di te che ‘non può perdere anche questo’.
Entrando, ti aspettano occhi vomitanti che temono che il tuo non leggero corpo si fiondi su di loro e cercano invano di creare il vuoto. Oltre a te e alla testa pensante entrano altre venti persone ammucchiate, chi appiccicate al vetro delle porte, chi al palo giallo in mezzo al corridoio del vagone, chi alla spalla sinistra del tizio che legge il ‘Que’ o ‘El niño con el pijama de rayas’.
Riesci a sfruttare il momento in cui un passeggero sposta la sua valigia di metallo che lascia scoperta una parte del pavimento e con uno slancio goffo te ne appropri. L’aria diventa più leggera, respirabile, sei giusto di fronte alla ragazza seduta ed aneli di poter essere al suo posto, chissà tra quanto scende.
Di fronte la tua immagine riflessa nel vetro, madonnina che faccia bianca... tra un po’ posso anche nascondermi tutta nelle borse che ho sotto gli occhi...il giubbino nuovo di H&M è stato un buon acquisto, stamattina fa freddino. Anche se ora, fff, in metro, lo toglierei, se non fosse che non posso muovermi molto.
Il tuo sguardo torna a scendere sulla fortunata seduta di fronte a te, quasi sotto di te visto che tu sei in piedi e lei no - uffa - e slitta alla persona seduta accanto che dorme con la testa addossata al poggiamano giallo, in tinta con la sua camicia abbottonata.
Continui ad illuderti che qualcuno si alzi e riponi le tue speranze nel ragazzo vicino alla bella addormentata. Nè una mossa, sta leggendo, la testa china sul libro, cerchi di vedere cosa legge, la copertina non si vede, gli sta accarezzando le ginocchia - sarà in inglese, no, no, è castigliano – un orologio al polso della mano sinistra che sorregge il libro, un maglioncino di cotone misto lana, sembra, - effettivamente, fa freddo oggi -.
Alzi gli occhi verso il suo viso, è giovane, non arriva ai 30, l’avevi già dedotto dalle sue mani, nodose, lisce, bianche, da studente - lo zainetto da universitario lo ha lasciato a casa? Ah, no, lavora - ha una specie di ventiquattrore, ma non rigida, tra i piedi, per non farla cadere e sporcare.
Ha un’aria familiare, i capelli neri come pece, corti, sembrerebbero ricci, forse ha messo un po’ di gel, lucidi però puliti, la nuca ben rotonda ti ricorda quella di tuo fratello minore, gli occhiali dalla montatura sottile poggiati leggermente sul naso lineare, in armonia con il resto del volto, con una leggera incurvatura sul dorso, quasi inafferrabile dalla vista.
Già visto.
Gli occhiali nascondono gli occhi, non visibili vista la posizione della testa che sembra voglia entrare nelle pagine del libro. Le ciglia, quelle sì, si vedono, lunghe, scure, folte, toccano quasi le sopracciglia arcate, a formare un semicerchio. Spesse. Nere.
Dove l’ho visto?Se alzasse il capo un secondo magari lo riconoscerei meglio...alza la testa... alzala, e su! Madonna, quando se ne va ‘sta qua??
PROXIMA PARADA: PROSPERIDAD.
Gli si drizzano le orecchie e con loro tutto il capo. Mica è lui???
Torni a fissare la tua immagine sul vetro - Eh si, mi sembra di si, miiinchia, e adesso? Lo saluto?...no, magari no, ...o si? Ma che mme frega! Mmm, co’ ‘sta faccia smorta... perchè non mi alzo prima e mi trucco un po’??? eh, perchè? Perchè vado a dormire sempre tardi, ecco perchè. Ma magari non è nememno lui, a ver... - ritorni cogli occhi su di lui, fa per girarsi, di scatto torni a puntare attraverso il finestrino la tua bianca pelle illuminata dal neon del vagone.
Cacchio, è lui.
M’avrà visto? Spero di no, sennò...che figuuura. Faccio finta di niente. Poi, se vuol dirmi qualcosa, allora mi giro. Sennò aria.
Però caspita, non lo vedo da un bel po’, dal 29 giugno 2006, il giorno del mio compleanno. Lo invitai a cena, a casa mia, con tutti gli altri... NO, che dico, anche all’Orgullo Gay l’anno scorso, lo intravidi tra la folla, dove Calle Fuencarral si incrocia con Gran Via, stava con la sua fidanzata. Forse mi vide, forse no. Più probabile la seconda.
Anche in quell’occasione ti sei tirata indietro, avresti potuto andarlo a salutare e non l’hai fatto. Per timore, magari lo disturbo.
Fosse per te disturberesti tutti.
No, non è questo, è che magari, che ne so, vado lì, lui vuol stare solo con la morosa, che gli dico?Ciaaaao! Ma quanto tempo!!??
Banale, pensi, e nel mentre come fosse un movimento involontario giri la testa verso di lui che sta leggendo, non mi vede, ma ti senti rossa in viso, vuoi scomparirre - tragame tierra! – sempre la solita storia, se lo saluti e lui non ha voglia di parlare con nessuno alle 9 del mattino, tantomeno con te, fai la parte della pesante, se non lo saluti sei maleducata.
Devi solo sperare che lui sia talmente preso dalla sua lettura che starà leggendo? – che non si accorga della tua presenza. Non sarebbe neanche tanto difficile, pensi, viva l’autoestima.
Si aprono le porte e la ragazza seduta davanti a te s’alza di colpo, il cuore sussulta, finalmente se ne va, mi nascondo dietro la bella addormentata.
Ti siedi e mentalmente fai un sospiro di sollievo, ti giri verso destra e non lo vedi, la ragazza appisolata lo copre totalmente e di conseguenza lui non vede te. Sei tranquilla, ti prendi la libertà di cercarlo nel riflesso del finestrino di fronte, magari da questa prospettiva finalmente puoi vedere che non è lui e puoi dormire tranquilla durante il tragitto. Non riesci nell’intento, la persona che gli sta di fronte in piedi lo copre. Mortacci... Tiri un po’ indietro la testa per vederlo da dietro, piano, senza che se ne accorga, con disinvoltura, come se stessi guardando fuori anche se non c’è altro che la caverna scura della metropolitana, niente di interessante insomma.
La nuca arrotondata, è la sua, son sicura.
Le porte si aprono ad Alonso XIII, la gente scende e la bella addormentata si sveglia e esce di corsa.
La barriera umana che proteggeva la tua identità se n’era appena andata. Inizi a fingere di dormire, come fai sempre che incontri qualcuno in metro che non hai voglia di salutare, soprattutto la mattina, que no soy persona, ma non è questo il caso.
Vorresti salutarlo, ma non vuoi essere tu la prima a farlo. Vorresti che fosse lui percorrere tutto il processo mentale appena intrapreso da te e scoprire la matta voglia di dirti, Hola Marina, eres tú? Tu faresti la faccia sorpresa, tireresti fuori il tuo sorriso più smagliante, lo guarderesti negli occhi per poi scendere sulle sue carnose labbra e con finto stupore avvicineresti la tua mano alla sua spalla per poi sporgerti con tutto il corpo verso di lui. Hola q tal?? Bacio guancia sinistra, bacio guancia destra, alla spagnola.
Avenida de la Paz. Apri gli occhi per scorgere se ha alzato lo sguardo. No. Continua a leggere. Meglio così. Per sicurezza, richiudi gli occhi. Senti che qualcuno si siede sul posto vuoto tra te e lui. Meno male. Pericolo scampato.
Ti viene in mente una fredda notte d’inverno inglese, la festa in casa è a base di musica, alcool e chiacchiere in tante lingue. Tu sei un po’ brilla e quello che ti piace fa lo scemo con una sua amica. In piena fase depressiva ingrandita dal rum e cola che hai in corpo, esci fuori a prendere aria. Ti appoggi ad una specie di pozzo, non era un pozzo, un muretto forse. Lo vedi uscire e venire verso di te. Si siede sul muretto accanto a te e ti chiede come va con un buon inglese. Così, così. Un po’ giù.
Lo conosci da due giorni, è venuto a trovare un amico e vi siete visti la prima volta in un cluster, davanti ad un computer. Es un crack, ti aveva detto l’amico, come biglietto da visita. Tu ci credi, perchè no? In comune avevate uno scambio di parole, una cena, un botellon e una gita fuori porta. Nulla di più. E perchè si preoccupa per me? Mi ha vista allontanarmi dalla festa spenta, mogia, e mi viene a chiedere come sto? Penso subito al secondo fine. Ma sono persa per un altro, e lo sa. Stiamo lì a chiacchierare un po’ sulle disavventure mie ed in generale. La vita è cosi, mi dice, tutti passano dei momentacci, o qualcosa del genere. Fa freddo. Decido di rientrare, non voglio dare l’impressione di starci. Non ne ho voglia. Stanotte no.
A Canillas è ancora seduto, dove scenderà? Non andrà dove vado io! Spero.
Continui a fingere ma ormai è chiaro che lui non ti ha visto o non vuole vederti o riconoscerti.
Mar de Cristal. Scende. Cambia linea o va all’aeroporto? Non lo saprai mai. Ti mangi le mani, alla fine non l’hai salutato. Pensi che potrebbe essere l’ultima volta che lo vedi. Le porte si chiudono. Non ti giri per spiarlo dal finestrino. Con un altro l’avresti fatto. Il treno riparte. È andato. Un’altra occasione persa, da aggiungere alla lista dei rincontri mancati e degli scontri con il passato. Non cambierai mai, vero?